(CAVALIERI MARVEL)
N° 91
INGANNI
Di Carlo Monni
1.
Il
jet atterra in una delle piste riservate ai voli privati dell’aeroporto J.F.K.
nel Queens a New City dopo un volo durato oltre 6 ore anche a velocità
supersonica. Ne scendono quattro persone che nonostante vestano abiti comuni
sono comunque, ciascuno a suo modo, decisamente appariscenti: un uomo la cui
pelle è ricoperta di metallo dorato, un altro di età tra i quaranta e i
cinquant’anni dal fisico imponente e muscoloso con folti baffoni, un terzo coi
lineamenti che tradiscono un’origine in parte asiatica, capelli rasati tranne
una cresta alla moicana, età apparente vent’anni. Infine c’è una donna dal fisico
atletico, vestita di nero, capelli neri e corti, volto parzialmente deforme e
una vistosa benda sull’occhio destro.
-Bene…- dice l’uomo chiamato Molten -… ora
che siamo di nuovo a New York che intenzioni avete?-
-Io farò quel che faccio meglio.- risponde la
donna -Ritornerò tra le ombre a cui appartengo da sempre.-
-Sicura che sia una buona idea Callisto? Il
QG della Justice Inc. potrebbe offrirti una sistemazione decisamente migliore
in attesa del prossimo incarico.-
La
donna sogghigna e ribatte:
-Sono abituata a non dipendere da nessuno e
sono una vagabonda per natura, ma se avrete bisogno di me, riuscirete a
trovarmi come avete già fatto.-
-E voi due, Batroc, Daken?-
-Oh, io credo mon ami che approfitterò della vostra ospitalità per un po’
almeno.- risponde il mercenario francese -Anche se ho ancora qualche problemino
con les autorités di questa Nazione ho sempre trovato New York molto
accogliente.-
-Io, invece penso, che darò un’occhiata in
giro e poi deciderò.- replica il giovanotto chiamato Daken -Neanche io amo
sentirmi lacci al collo.-
-Va bene. Mrs. Cleaver[1]mi
ha comunicato che il resto del vostro compenso è stato accreditato sui conti da
voi indicati e che vi augura buona fortuna.-
-La mia fortuna sono abituato a crearmela da
solo.- ribatte Daken.
Joy
Meachum guarda la donna in camice bianco davanti a lei nell’ambulatorio di
ginecologia dell’Howard A. Stark Memorial Hospital.
-Allora qual è il verdetto, dottoressa?-
chiede con voce che spera ferma -Sono preparata a tutto, mi creda.-
-Allora non ci girerò attorno, Miss Meachum.-
ribatte l’altra -Lei è incinta.-
Nonostante
la notizia non la sorprenda veramente, per un attimo Joy si sente girare la
testa.
-Capisco.- è tutto quello che riesce a dire,
poi dopo un silenzio che le sembra lunghissimo aggiunge -Avevo paura che fosse
così, eppure speravo… speravo… non importa.-
-Ne parlerà col padre?-
Joy
ride suo malgrado.
-Il padre? Se sono fortunata, è l’uomo con
cui sono stata in vacanza ai Caraibi un paio di settimane fa,[2] se
non lo sono, è il bastardo che mi ha violentata quando sono tornata.-[3]
-Mi dispiace. Che intende fare adesso?-
Joy
scuote la testa.
-Non lo so.- risponde -Davvero non lo so.-
Mi chiamo Shang Chi, in Cinese Mandarino
significa lo Spirito che Avanza, un nome beneaugurante ma che non sempre
corrisponde al mio stato d’animo e se il mio spirito è davvero avanzato, di
certo non lo ha fatto nella direzione voluta da mio padre, ma non è questo ad
impensierirmi adesso, bensì quello che sta raccontando la ragazza giapponese
davanti a me.
Il solo nome con cui la conosco è
Yukio e si autodefinisce una ronin, una samurai senza padrone. Wolverine mi ha
parlato di lei una volta, definendola temeraria oltre la soglia
dell’incoscienza, glielo riferisco e la sua sola reazione è un sorriso compiaciuto
accompagnato da una semplice frase:
-Grazie del complimento.-
Non sono sicuro che lo fosse ma non è
importante, non quanto quello che ha da riferirci sulle mosse della donna che
si fa chiamare Artiglio di Giada.
Il Servizio Segreto Britannico chiamato
MI6 ha inviato in Giappone Clive Reston, me, Leiko Wu e Black Jack Tarr per
investigare sulle sue attività. Il vero nome dell’Artiglio di Giada è Suwan ed
è la nipote dell’Artiglio Giallo, che a sua volta è stato allievo e poi rivale
di mio padre. Secondo quel poco che si sa di lei, dovrebbe avere almeno 70 anni
ma ne dimostra a malapena venti, il che mi fa sospettare che anche lei faccia
uso dell’elisir di lunga vita creato da mio padre. Sia come sia, l’Artiglio di
Giada ha di recente unificato l’organizzazione del suo prozio con quella di mio
padre, allo sbando dopo la sua morte[4], e nulla di buono può
venire da questo.
-Non è il momento di perderti nei tuoi
pensieri, Shang Chi.- mi dice Leiko ed ha
perfettamente ragione.
Reston sembra decisamente attento e
con lui anche il capo sezione del servizio
segreto giapponese che dice di chiamarsi Taro Suzuki e l’agente mezza
coreana di nome Mimy Oshima.
Yukio riprende a parlare:
-Come vi dicevo, sono penetrata nella suite
che l’Artiglio di Giada occupa nella sua identità di leader della società
finanziaria cinese Wai-Go Investments. Stavo dando un’occhiata in giro quando
da una stanza vicina ho sentito le voci di un uomo e di una donna. La donna era
ovviamente l’Artiglio di Giada, o Suwan se preferite. L’uomo, lo capii subito
dopo, era il killer cinese conosciuto come Ombra Mobile.-
-Mio fratello.- commento.
Yukio fa un lieve sogghigno e
prosegue:
-Ma davvero? Beh, non si può scegliere la
propria famiglia. In ogni caso, troverai di sicuro interessante quel che ho da
raccontarvi.-
Ed io sono curioso di sentirlo.
2.
Georgetown, capitale
della Repubblica Cooperativa della Guyana, un piccolo Stato sudamericano che si
affaccia sull’Oceano Atlantico, dove in questo momento un uomo sta aggredendo
una ragazza di colore tenendola per il collo da dietro ed impugnando un
affilato machete.
La lama del machete
sfiora la gola della ragazza facendone uscire un po’ di sangue ed ecco che
accade qualcosa di inaspettato per il suo aggressore: la sua vittima muta
forma. La sua pelle diviene blu, gli occhi rossi, i capelli bianchi e lunghi ed
il suo viso assume lineamenti chiaramente caucasici.
-Ma co…?- esclama il suo aggressore.
La
sua sorpresa dà il tempo alla giovane donna di sferrargli un calcio in uno
stinco per poi svincolarsi dalla sua stretta.
-Sei quella mutaforma americana: Mystica!-
esclama ancora l’uomo.
-Acqua, acqua.-. replica la ragazza -E
comunque Mystica è inglese… forse.-
-Non m’importa chi tu sia, chica,-[5] le
dice l’uomo brandendo la sua arma -Ti sei impicciata di cose che non ti
riguardano e adesso ne pagherai il prezzo.-
-Io, invece so chi sei tu: Mariano Lopez chiamato
Machete, il perché mi pare ovvio. Mercenario attualmente al servizio di
Tarantula Nera e sei anche uno che dovrebbe stare attento alle sue spalle.-
-È un vecchio trucco, non ci casca più
nessuno.-
Un
istante dopo un poderoso pugno coglie Machete alla testa facendolo crollare
svenuto. Alle sue spalle è in piedi un mezzo gigante col fisico da culturista
-Idiota.- dice rivolto all’uomo a terra.
La
ragazza lo fissa a sua volta dicendo:
-Per la cronaca, mi chiamano Copycat e sono
molto meglio di Mystica.- poi si rivolge al nuovo venuto - Perché ci hai messo
tanto ad intervenire?-
-Mi sembrava che te la stessi cavando
benissimo da sola.-
-Certo, come no? Beh, adesso abbiamo un
problemino: non sappiamo dove Machete stesse andando con questa valigia ed ho
il sospetto che non ce lo direbbe mai.-
-Io potrei essere molto persuasivo.-
-Non ne dubito, Marko, ma con uno come lui
potrebbe non essere sufficiente e poi non abbiamo tempo. Useremo un altro
metodo.-
Copycat
si china su Machete e passa le sue mani su di lui. Mentre lo fa, ancora una
volta cambia forma ed assume le sembianze dell’uomo a terra, abiti compresi.
-Andrò al suo posto sperando che la sua
destinazione sia il covo di Tarantula Nera qui nei dintorni di cui ci hanno
informato.-
Anche
la sua voce è identica a quella di Machete.
-E di lui che ne facciamo?- chiede Marko
l’Uomo Montagna.
-Legalo e buttalo in un vicolo.
-Se lo ammazzassimo risparmieremmo tempo.-
-Ho il sospetto che Mason non gradirebbe e
comunque nemmeno io ne sarei entusiasta. Ora muoviamoci: abbiamo un
appuntamento da rispettare.-
Londra,
per la precisione, Westminster, sede del Parlamento e di numerosi uffici del Governo
di Sua Maestà, è qui che un visitatore entra in una casa non lontana da
Piccadilly Circus.
L’uomo
ha i capelli color biondo cenere con qualche spruzzata di grigio e un’età
indefinibile ma superiore ai quarant’anni. Veste un completo scuro evidentemente
fatto su misura. Indossa anche una bombetta, copricapo che molti considerano
ormai obsoleto ma che lui porta ancora in onore di un suo vecchio istruttore
del MI5[6] e
comunque non è un oggetto solo decorativo, esattamente come l’ombrello che
porta con sé anche se è una rara giornata di sole.
Il
nome dell’uomo è Lance Hunter, più esattamente il suo nome completo di titoli
ed onorificenze è Commodoro Sir Lancelot Frederick Herbert Christopher Hunter
KG[7] OBE[8],RNR[9] titoli
ed onori che gli sono stati concessi per sevizi resi alla Regina come agente
operativo prima delle Forze Speciali della Royal Navy e poi di varie branche
dei servizi segreti britannici. Da qualche tempo è il Presidente Del Joint
Intelligence Committee, l’organo del Governo di Sua Maestà che supervisiona i
servizi di intelligence della Nazione ed è in questa veste che si trova a far
visita alla donna che lo attende in salotto.
-Buonasera Olivia.- le dice togliendosi il
cappello ed appoggiando l’ombrello in un angolo
-Adesso spero che mi spiegherai perché mi hai
fatto venire qui, Hunter.- chiede senza troppi preamboli Olivia
Amanda Boothroyd.
-Dritta al punto come tuo solito, Olivia.-
commenta Hunter sedendosi davanti a lei -Bene, non ci girerò intorno: qualcuno
vuole assassinare i dirigenti dei servizi segreti della Nazione. Ci hanno
provato con me e ci sono riusciti col direttore del S.I.S.-[10]
-Non mi dici nulla di nuovo. Ovviamente sono
già al corrente della brutta fine di Sir Bernard e allora?-
-La tua posizione di Capo ad interim della
Sezione Q, fa di te un bersaglio.-
-Non si chiama più Sezione Q ma…-
Hunter
fa un gesto con la mano come per dire che la questione è irrilevante e
prosegue:
-Mi hanno detto che stai rifiutando la
protezione e vuoi tornare al tuo appartamento lasciando questa casa sicura,
perché?-
La
donna alza le spalle e replica.
-Non piace avere estranei intorno, sono
capace di difendermi da sola e poi sono un dirigente di secondo livello, perché
dovrebbero avercela proprio con me?-
Prima
che Hunter possa rispondere, la vetrata della porta finestra che dà su una
veranda va in mille pezzi.
È
stato un lungo volo dallo Zilnawa e l’uomo di nome Paladin pregusta già il
riposo che lo attende ma purtroppo, come disse un poeta: i migliori piani dei topi e degli uomini van spesso di traverso.[11]
È
appena entrato nel suo appartamento che il suo cellulare squilla. Riconosce il
numero e si chiede cosa mai possa volere lei adesso. Non gli resta che
rispondere,
<<Ciao Paul.>> dice una voce di
donna usando uno dei nomi con cui Paladin si fa chiamare abitualmente
<<Ho bisogno di parlarti con urgenza.>>
-Di che si tratta, Joy?- chiede lui.
<<Non al telefono. Te lo spiegherò
faccia a faccia.>>
-Capisco. Sono appena rientrato nel mio
appartamento. Raggiungimi appena puoi, ti aspetto.-
La
comunicazione viene chiusa e sul volto di Paladin è ovvia la perplessità. Qualsiasi
cosa voglia dirgli Joy Meachum ha la netta sensazione che sia davvero molto
seria.
3.
Berlino,
nei sotterranei di quella che apparentemente è solo una fabbrica, una squadra
della Justice Inc. guidata dalla supercriminale Shock e composta oltre che da
lei dall’Inglese Elettro-Onda, gli americani Siena Blaze e Scarabeo d’Oro e da
altre due donne dall’incerta nazionalità chiamate Skein e Thundra, ha appena
scoperto un laboratorio segreto dell’A.I.M.[12]
La
missione di questa squadra di mercenari molto ben pagati e quasi esclusivamente
composta di supercriminali era trovare e liberare i cosiddetti Super Soldati
Britannici misteriosamente scomparsi. Come il loro datore di lavoro, l’enigmatico
miliardario di origini vietnamite Alexander Julius Thran, sapesse che erano
imprigionati lì e perché li volesse liberi, non erano questioni che
interessassero la squadra, almeno fino alla scoperta che in quel laboratorio si
stavano producendo androidi identici ai Super Soldati in questione.
A
questo punto Shock si sta quasi pentendo di aver accettato la missione
nonostante l’onorario astronomico.
-Che facciamo adesso?- le chiede la donna dai
lunghi capelli neri e costume succinto che si fa chiamare Skein.
-Procediamo col piano.- ribatte lei -Liberiamo
quei tre da quelle specie di capsule e tu, Siena, friggi qualunque cosa stia
uscendo dalla vasca.-
-Con molto piacere.- risponde ridendo la
mutante dai capelli platinati e spara una delle sue raffiche di plasma ad alta
intensità.
La
vasca esplode improvvisamente.
-Oh, oh, temo di avere esagerato.- commenta
Siena.
Fiamme
divampano alte mentre le pareti cedono.
-Filiamocela!- Urla Elettro-Onda.
-Non senza di loro.- afferma, risoluta
Thundra caricandosi sulle spalle due degli svenuti Super Soldati.
-Sei davvero una ragazza tosta.- commenta
Skein -Faremo come dici. Qualcuno mi dia una mano col terzo.-
Un
riluttante Elettro-Onda si decide ad aiutarla a sollevare e trasportare un uomo
dal fisico massiccio e i capelli legati a coda di cavallo.
Shock
si mette in contatto con l’ultimo membro del gruppo rimasto nel loro velivolo:
-Scarabeo, evacuazione immediata. Portaci
fuori di qui.-
<<Ricevuto, ho la vostra
posizione.>> risponde lo Scarabeo d’Oro.
Un
attimo dopo ciascuno dei membri della squadra è avvolto da una luce intensa e
scompare per riapparire a bordo dell’aereo.
-Dispositivo di teletrasporto su brevi
distanze, non uscite mai senza di esso.- commenta Scarabeo d’Oro al loro
apparire. -Vedo che ce l’avete fatta a liberare quei tizi.-
Una
forte esplosione scuote la fabbrica al di sotto ed una nuvola di fumo, fiamme e
calore si solleva verso l’alto mentre l’aereo si allontana velocemente.
-Non un secondo troppo presto.- afferma
Shock.
-Ne deduco che avete incontrato guai lì
sotto.-
-Puoi dirlo forte!- replica Skein -Pretenderò
un extra per quello che ho passato.-
-Lo avremo tutti.- ribatte Shock -Non
oseranno negarcelo o gliene faremo pentire.-
-Questo è parlare, leader.- commenta Siena
Blaze.
Yukio parla con voce tranquilla ma presto
ciò che ha da dire ci inquieta tutti:
-Come vi stavo dicendo, mentre ero intenta a
dare un’occhiata alla suite, sentii le voci di un uomo ed una donna dalla
stanza accanto. Parlavano in Mandarino, che per mia e vostra fortuna è una
delle lingue che conosco. Silenziosa come so essere quando voglio, mi avvicinai
per sentire meglio…
La donna fu la prima a parlare e disse:
-La prima fase
del piano è stata avviata con successo.-
-Tu e mia
sorella avete il gusto dei piani contorti.- replicò l’uomo -Io preferisco l’azione
diretta.-
-Il tuo problema
è che manchi di sottigliezza, Ombra Mobile ed in questo gioco bisogna essere
sottili.-
-Non
m’interessano le vostre diatribe familiari.- intervenne un altro uomo della cui
presenza non mi ero accorta prima. Aveva un accento di Hong Kong -Il mio
governo si aspetta che teniate fede ai patti.-
-Puoi stare
tranquillo, Gatto.- replicò ancora la donna, che era, ovviamente Suwan,
l’Artiglio di Giada -Il nostro attacco contro l’economia giapponese avrà
l’effetto che la Repubblica Popolare si augura e senza che il biasimo ricada
sulle sue autorità, hai la mia parola.-
-Tuttavia vorrei
avere maggiori dettagli su ciò che conti di fare per rispettare l’accordo.-
-Li avrai a
tempo opportuno. Per il momento puoi riferire ai tuoi superiori del Guojia Anquan Bu[13] che tutto procede come
previsto.-
-Ci sono sempre gli agenti inglesi. Ho già
avuto a che fare con loro, a volte da nemico, altre da alleato, e so che ci
daranno filo da torcere.-
-Ci occuperemo anche di loro, stai tranquillo.-
Non
capii bene cosa disse il Gatto ma sentii chiudere una porta e dedussi che se
n’era andato. Ovviamente sapevo chi era e l’idea di affrontarlo presto mi stuzzicava
ma non ero lì per quello.
Ombra
Mobile riprese a parlare:
-Se crede davvero che seguiremo l’agenda della
Cina, il Gatto è più sciocco dei suoi padroni.-
-Non sottovalutarlo.- lo rimproverò Suwan -Se
capirà cosa abbiamo davvero in mente, proverà a fermarci ed allora toccherà a
te impedirgli di interferire, ma attento: ricorda che ha messo spesso in
difficoltà tuo fratello e non c’è mai stato un chiaro vincitore nei loro
scontri.-
-Sono più in gamba di mio fratello e te lo
dimostrerò.-
-Il tuo orgoglio non ha importanza. La madre è
stata categorica: l’Operazione Tsunami deve essere portata a termine nei tempi
stabiliti.-
È
Leiko a rompere per prima il silenzio che ha accompagnato il racconto di Yukio
finora:
-Ha proprio detto
“madre”? Ne sei sicura?-
-Assolutamente.- ribatte Yukio –Posso ripetere ancora
quel che ha detto parola per parola: “La madre è stata categorica”. –
-Madre.- borbotta Reston -Possibile che alluda
a…-
-Io sono più
preoccupato da un’altra cosa che ha detto l’Artiglio di Giada che dall’identità
di sua madre… - interviene Taro Suzuki,
capo sezione del servizio segreto giapponese, e nostro alleato in questa
missione dai contorni ancora non chiari
-… cos’è l’Operazione Tsunami?-
Una
domanda a cui vorremmo tutti avere una risposta.
Nel corso degli anni Aspide ha
imparato a nascondere bene le sue emozioni e così è abbastanza sicura che
nessuno dei suoi compagni si accorga che è preoccupata. Infiltrarsi nella banda
di Tarantula Nera non è stato difficile, ma è chiaro che è ancora sotto esame.
Tarantula e la Regina Ragno hanno sicuramente l’ordine di eliminarla se
dovessero accorgersi che è una doppiogiochista e tenerli a bada entrambi non
sarebbe facile. La donna in particolare. Può aver cambiato nome ma lei ha
capito chi è: negli Stati Uniti si faceva chiamare Donna Ragno come quella
tizia di San Francisco ma è un assassina e dicono che sia anche cannibale.
Meglio non pensarci troppo.
-Cosa siamo venuti
a fare qui?- si decide a chiedere.
Qui sarebbe un magazzino alla
periferia di Georgetown, capitale della Guyana.
-Nulla di troppo
serio.- risponde Tarantula -Dobbiamo recuperare un uomo con una valigia.-
-E nella valigia
c’è…?-
-Nulla che ti
riguardi.-
L’antifona è chiara ed Aspide non fa
altre domande.
-C’è qualcosa che
non mi convince.- dice improvvisamente la Regina Ragno -Dove sono gli uomini di
guardia?-
- Tienes razón.- replica Tarantula -Se quei perros, quei cani si sono ubriacati, leverò loro la pelle a
frustate.-
-Io penso sia il caso di prepararsi al peggio.-
E
avresti ragione, pensa Aspide, ma se i miei compagni sono in posizione, avrai presto
amare sorprese. Senza fiatare segue in due luogotenti di Tarantula Nera verso
il magazzino.
4.
Quando
apre la porta del suo appartamento Elektra Natchios è decisamente perplessa.
L’uomo davanti a lei dimostra appena poco più di vent’anni, indossa un giubbotto
di pelle sopra una camicia blu con i primi bottoni slacciati e pantaloni di
jeans con stivali, testa rasata a parte una cresta in stile moicano ed ha
qualcosa di familiare. Ma non è questo a turbarla, bensì il fatto che sia
arrivato sino alla sua porta senza che fosse annunciato dal portiere. In quel
condominio di lusso sono paranoiici in fatto di sicurezza. Solo la telecamera
installata sopra la porta l’ha inquadrato poco prima che suonasse al
campanello.
La
naturale curiosità di Elektra l’ha spinta ad aprire ed il giovane davanti a lei
sfodera un sorriso un pò insolente e dice:
-Ciao, posso entrare?-
Istintivamente
Elektra si fa da parte per lasciarlo passare prima di redersi conto che sta
facendo entrare in casa sua un perfetto
sconosciuto, non è decisamente da lei. C’è qualcosa in lui che glielo fa
sentire attraente e affidabaile, una sorta di magnetismo animale. E
improvvisamente Elektra si rende conto che quello davanti a lui non è affatto
uno sconosciuto anche se quando l’ha incontrato in precedenza indossava un costume
con una maschera che ne copriva la metà superiore del volto.
-Tu sei Daken!- esclama.
-Brava.- risponde lui -Ma puoi chiamami Akihiro. Daken è
solo il mio nome di battaglia e dopotutto tu sei una vecchia amica di mio padre,
molto intima, giusto?-
-Un padre che hai cercato di uccidere.-[14]
-Storia passata.- ribatte il figlio di Wolverine -Matsu’o
Tsurayaba mi aveva ingannato facendomi credere che fosse stato lui ad uccidere
mia madre. Lo sai bene, dovresti ricordarti che non appena l’ho scoperto mi
sono unito a voi contro di lui.-
Verissimo,
Elektra deve ammetterlo.
-Cosa ci fai qui?- gli chiede -Perché
mi hai cercato?-
-Non lavoro più per lui
la Yakuza.-[15] risponde Akihiro col
suo solito sorrisetto -Ora sono un agente libero, proprio come te, e tu sei
l’unica persona che conosco davvero a New York. Mi chiedevo se potessi
ospitarmi per un pò di tempo.-
Di nuovo
quell’impulso a rispondergli immediatamente di si. Solo il suo addestramento da
ninja della Mano le permette di resistere ma la risposta comunque è la stessa:
-Va bene, rimani pure quanto vuoi.-
Come
dice un vecchio detto: tieni gli amici vicini e i nemici ancora più vicini.
Daken forse non è più un nemico ma è comunque qualcuno da tenere d’occhio,
questo è certo..
L’agente
del Naichō[16] Mimy Oshima non ha avuto una vita facile. Come figlia di padre
giapponese e madre coreana ha avuto difficoltà di integrazione nella società
giapponese che nonostante a parole si proclami avanzata e democratica cede
spesso ad antichi pregiudizi.
Lei ha imparato ad essere dura, a
non mostrare a nessuno i suoi veri sentimenti. Ha dato tutta se stessa al Naichō e non se ne pente, anche se
un noioso servizio di sorveglianza dell’hotel dove risiede l’Artiglio di Giada non
è esattamente quello per cui ha firmato ed è convinta che la donna che la
affianca la veda allo stesso modo. In un certo modo le assomiglia: madre
giapponese e padre cinese di Hong Kong con qualche probabile ascendenza
britannica. Anche lei ha dovuto imparare ad essere dura.
Mimy decide di stuzzicarla, tanto per passare il tempo e saggiare le reazioni di una al cui
fianco dovrà probabilmente combattere per la vita.
-Sei stata a letto
con Clive Reston.- una constatazione, non una domanda.
Leiko Wu, agente del MI6, solleva un
sopracciglio e con voce calma risponde:
-Come fai ad
esserne certa?-
-Ho osservato le
tue reazioni quando io e Clive siamo arrivati insieme in sala riunioni.
Apparentemente sei rimasta indifferente ma c’era qualcosa nel tuo sguardo e nel
tono della tua voce che mi ha fatto capire. Il tuo uomo lo sa?-
-Non ho mai
nascosto nulla a Shang Chi. Sa tutto di me e quella con Clive è una storia
vecchia.-
-Certo, perché
dovrei dubitarne? È a causa del tuo ragazzo cinese se sei coinvolta in queste
storie di aspiranti conquistatori del Mondo? Ho sentito che è il figlio di Fu
Manchu, che onestamente ritenevo un personaggio da romanzo finché non ho letto
un dossier su di lui.-
-Non esattamente.
Facevo già parte dell’unità messa insieme da Sir Denis Nayland Smith per
combattere il suo vecchio nemico e… ma non siamo qui per parlare delle nostre
storie o potrei chiederti di te e Suzuki-San.-
Mimy fa una smorfia che potrebbe
essere un sogghigno e alza le spalle. Se Leiko vuole aggiungere altro non ne ha
il tempo perché una voce risuona improvvisa al suo auricolare.
<<Spiare gli
altri è un brutto vizio non lo sapete?>>
La voce di Suwan. Le ha scoperte.
Leiko non si chiede nemmeno come ha fatto. Dall’espressione sul volto di Mimy
capisce che anche lei ha udito la stessa voce.
L’agente giapponese ha estratto la
sua pistola pronta a qualsiasi attacco ma nessuna delle due si aspetta quel che
accade quando le loro gambe cominciano a cedere.
-Ma cosa…?- mormora
Mimy.
-Gas.- riesce a
dire Leiko.
Un attimo dopo entrambe le donne
sono a terra e non sentono la porta della stanza dove si trovano aprirsi.
La luna si sta alzando sul Mar dei
Caraibi illuminando d’argento il grande yacht ormeggiato al largo della costa
sudamericana.
Sul ponte delle guardie armate si
stanno annoiando. Il loro è un compito facile dopotutto: quale matto oserebbe
mai attaccare l’imbarcazione privata di Tarantula Nera, il più potente e
spietato boss del crimine di tutto il Centro e Sud America?
La troppa fiducia in se stessi può
essere deleteria. Se le guardie fossero più attente, forse noterebbero il
leggero movimento sotto il pelo dell’acqua, ma non lo fanno ed un uomo in muta
da sub emerge non visto vicino ad una fiancata dello yacht. Senza esitare si
arrampica usando delle speciali ventose sui guanti
che aderiscono alla parete liscia e sale a bordo non notato.
Questa era la parte facile, pensa
Rick Mason, detto l’Agente, presto arriveranno i veri problemi.
5.
A Londra i guai non mancano e lo sa
bene Lance Hunter mentre spinge Olivia Boothroyd dietro un divano.
-Ancora convinta
che nessuno ce l’abbia con te?- le dice impugnando rapidamente una Glock e
sparando verso le figure che stanno entrando.
-E tu non dicevi
che questa era una casa sicura?- ribatte la donna.
-Sbagliavo,
capita.- replica Hunter continuando a sparare.
Quelli che li stanno assalendo
indossano costumi tipici dell’Estremo Oriente e non solo e sono armati con
spade, pugnali, ma anche pistole e mitragliatori. Tradizione e modernità
insieme. In qualche modo hanno scoperto dov’era nascosta Olivia e devono aver
eliminato le guardie di sicurezza.
-Chi diavolo sono?-
chiede ancora la donna.
-Phansigar
dell’India, Dacoit della Birmania e altri ancora.- risponde Hunter mentre ne
elimina un altro paio.
Olivia se ne trova uno davanti ma
prima che possa colpirla con uno spadone lei preme un pulsante sul suo orologio
da polso e una scarica elettrica colpisce il suo avversario stendendolo.
-Un regalo di tuo
nonno?- le chiede Hunter.
-Proprio così…
Attento!-
Hunter si volta di scatto evitando
di misura un fendente ma la sua arma gli cade di mano. Si butta a terra ed
afferra il suo ombrello. Si gira e il puntale dell’ombrello schizza via per
conficcarsi nel collo del nemico ed essere poi rimpiazzato da un altro
perfettamente identico.
Il capo del J.I.C. si alza di
scatto. Era da tempo che non vedeva tanta azione e deve ammettere che gli
piace. Chissà che penserebbe di lui suo figlio se lo vedesse adesso?[17]
Lascia perdere questi pensieri ed
afferra il polso della sua amica.
-Andiamo.- le dice.
-E dove?- chiede
lei.
-In un luogo
davvero sicuro… spero.- replica lui afferrando la sua bombetta.
Corrono all’aperto verso l’auto di
Hunter che si fa largo sparando e balzano a bordo. Solo pochi istanti e l’auto
parte sgommando.
-Ci vengono
dietro!- annuncia Olivia.
Alle loro spalle, due moto ed un
auto di grossa cilindrata.
-Ci provino pure.-
ribatte Hunter premendo un pulsante sul cruscotto.
Un tappeto di chiodi esce da sotto
il paraurti posteriore e gli inseguitori ci finiscono in pieno.
-Un punto per i
servizi segreti di Sua Maestà.- afferma, soddisfatto, Hunter
Nella camera da letto di un elegante
appartamento di Manhattan nel tardo pomeriggio, due donne si staccano l’una
dall’altra poi, una delle due, capelli biondi e ricci dal fisico
perfettamente scolpito che
dimostra meno di trent’anni, si rivolge all’altra sfiorandole i capelli con la
mano:
-Devo dire che i nostri incontri anche se
rari, sono sempre piacevoli, Jeri.-
-La penso allo stesso modo, Esther.- replica
l’altra. donna, dai capelli neri e lisci, sdraiata accanto a lei tra le
lenzuola disfatte -Purtroppo non ci capita spesso di essere nella stessa città
nello stesso momento. Ti tratterrai molto a New York?-
-Qualche giorno. Devo partecipare ad un paio
di consigli di amministrazione di grosse società.-
-Quando eravamo all’Università, pensavamo
tutti che tu avresti fatto la modella non la supermanager.-
-Cose che capitano. Del resto nemmeno tu
sembravi decisa a fare l’avvocato come tuo padre.- replica Esther Camilla
Vandervoort,
Lo hai detto tu: cose che capitano.- ribatte
Jeri Hogarth.
Quasi
contemporaneamente i cellulari delle due donne si mettono a squillare ed
entrambe si precipitano a rispondere.
-Sì, Rosalind. Ok, ci penso io, sta
tranquilla.- risponde Jeri.
Esther
Vandervoort chiude la sua conversazione e si rivolge alla sua compagna:
-Problemi?-
-Rosalind Sharpe mi ha chiesto di sostituirla
in una faccenda. È impegnata con Norman Osborn al momento.-[18]
-Quella faccenda di Vandergill? Ne ho sentito
qualcosa alla radio appena arrivata da Los Angeles. Vincent non era un tipo
antipatico ma non gli auguravo certo che gli squarciassero il petto con una
granata.-
La sua morte ha liberato il posto di
Presidente della Oscorp. Potresti proporti... o preferisci non lasciare il sole
di Los Angeles?-
-Preferisco non discutere con uno che
potrebbe piantarmi una bomba zucca nel petto.- ribatte Esther con un sorriso
beffardo, poi si alza dal letto.
-Hai il tempo di unirti a me per una doccia
veloce?- chiede.
-Ma certo.- replica Jeri seguendola.
Quando
Leiko Wu riapre gli occhi non si sorprende di essere legata, è più sorpresa di
essere ancora viva, ma a quanto pare la donna che ha catturato lei e Mimy
Oshima ama il vecchio gioco di lasciar vivi gli avversari come testimoni del
suo trionfo.
-Credeva davvero che non mi fossi accorta di
essere spiata, Miss Wu?-
A
parlare è stata l’Artiglio di Giada che indossa il suo abituale cheongsam[19]
dagli ampi spacchi laterali ed il simbolo dell’artiglio all’altezza del seno
sinistro.
-Beh, un po’ ci speravo.- replica Leiko con
apparente noncuranza.
-Che intenzioni hai, sgualdrina cinese?-
interviene Mimy Oshima.
Suwan
le vibra uno schiaffo.
-In futuro le consiglio di usare un
linguaggio più appropriato quando si rivolge ad un suo superiore Oshima-San,
diversamente da Leiko Wu, lei è immediatamente sacrificabile, non lo
dimentichi.-
-Puoi aver preso noi ma non siamo sole.-
ribatte Leiko.
-Ti riferisci a Shang Chi, Clive Reston e gli
altri tuoi compagni? C’è chi si sta prendendo cura di loro in questo stesso
momento ma non preoccuparti per loro: mia madre ci tiene che restino in vita ed
io sono una figlia obbediente.-
Madre
? Dunque Yukio aveva sentito bene. La madre di Suwan non può essere che…
-Che piani hai?- chiede improvvisamente Mimy -Cos’è
l’Operazione Tsunami?-
L’Artiglio
di Giada ride e poi replica:
-E così ne siete al corrente, ma non sapete i
dettagli, bene a sapersi. Cos’è l’Operazione Tsunami? Esattamente quello che
dice il suo nome. Voi due sarete testimone della più spettacolare vendetta
della Storia: io affonderò il Giappone!-
E
Leiko sa che è mortalmente seria.
CONTINUA
NOTE DELL’AUTORE
Non
moltissimo da dire su quest’episodio:
1)
Mimy
Oshima è un personaggio preso a prestito, diciamo così, dai romanzi del
Professionista di Stefano Di Marino alias Stephen Gunn, autore che mi onoro di
conoscere personalmente.
2)
Olivia
Amanda Boothroyd è la nipote, da me creata, di un altro personaggio letterario
che i più conoscono con il suo nome in codice, che è una lettera dell’alfabeto.
Se non avete capito chi sia, peggio per voi. -_^
3)
Esther
Camilla Vandervoort è un personaggio creato da Valerio Pastore. Nelle sue
storie aveva un ruolo di secondo piano ma io la userò in modo più rilevante.
Come? Leggete e vedrete. -_^
Nel
prossimo episodio molti nodi verranno al pettine. Preparatevi a più di una sorpresa.
Carlo
[1] Angela Cleaver, fondatrice
della Justice Inc.
[2] Paladin negli episodi
#76/78.
[3] Il Serpente d’Acciaio
nell’episodio #81.
[4] Nell’episodio #75.
[5] Ragazza in Spagnolo
[6] O Security Service, il
servizio di sicurezza interna del Regno Unito.
[7] Knight of the Garter,
Cavaliere della Giarrettiera, la più alta onorificenza inglese.
[8] Officer of
(the Order of) the British Empire.
[9] Royal Navy
Reserve.
[10] Secret Intelligence
Service, detto anche MI6.
[11] Robert
Burns: “A un topo”
[12] Avanzate… no, stavolta
non ho voglia di spiegarlo.
[13] Ministero per la Sicurezza dello Stato. In pratica il servizio segreto della Repubblica Popolare Cinese.
[14] Sempre nell’episodio
#75.
[15] Il Crimine Organizzato
giapponese.
[16] Naikaku Jōhō Chōsashitsu,
l’Ufficio Informazioni e Ricerca del Gabinetto, ovvero il servizio segreto giapponese.
[17] Il figlio omonimo di
Lance Hunter è un agente dello S.H.I.E.L.D. come sa chi ha letto L’Uomo Ragno
MIT #97.
[18] Vedi i recenti episodi
di Iron Man
[19] Tradizionale abito
femminile cinese.